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Twitter e Facebook: differenze d’hashtag

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L’Hashtag nasce a San Diego

Il cinguettio suona meglio della manina col pollicione? La natura non inganna neanche sui Social Network e le differenze sono evidenti, essendo radicate all’origine. L’hashtag appartiene più al mondo creato da Twitter, dove la velocità e l’immediatezza la fanno da padrone. Facebook, invece, è nato per conversare, per scrivere in tutta tranquillità riflessioni senza limiti, attendendo reazioni a catena insieme a tanti like, più facilmente che su Twitter. Non per nulla non ci sono followers su Facebook, ma amici.

Eppure il social più frequentato al mondo a volte pare voler rinunciare alla sua integrità per conformarsi ai canoni delle altre piattaforme, acuminando una concorrenza peraltro non necessaria. Da un po’ di tempo, infatti, anche rispetto agli “amici”, per esempio, è possibile decidere se essere seguiti o seguirli. Così anche il verbo “follower” è entrato nell’interfaccia di Face con il suo tastino. E non solo.

Dal 2013 pure gli hashtag fanno parte della community di Facebook, anche se spesso vengono dimenticati dai suoi utenti. Non sono, infatti, un aspetto imprescindibile, lo scopo per cui si scrive sui diari.

Esattamente l’opposto, invece, funziona su Twitter.

Twitter e Facebook: stessi hashtag ma diversi

Se si scrive un post su Twitter, non bisogna dimenticarsi l’hashtag. L’hashtag è l’anima di Twitter: se non ci fosse più il famoso cancelletto, la rivoluzione sarebbe popolare. Su Facebook, invece, pochi ci farebbero caso: giusto il tempo di qualche commento e già più nessuno ne sentirebbe la mancanza. Solo questione di abitudine? Probabile, dato che Mark Zuckerber ha deciso d’inserirli sicuramente per uno scopo ben meditato.

Su Facebook le liste degli hashtag si sono già create ma ad oggi vengono cliccate più dai web marketing che dagli utenti stessi, che lo fanno per curiosità o per verificare un determinato tema.

Perché è così: gli hashtag non interessano molto su Facebook, ci sono ma non sono ancora indispensabili.

O meglio, il più delle volte vengono utilizzati come proseguo del proprio post, per continuare a comunicare il senso del commento con una stringa riassuntiva. Non a caso gli hashtag di Facebook sono particolarmente lunghi, complessi, perché esprimono pieni sentimenti, concetti completi.

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Quando si scrivono non c’è premeditazione, o una ricerca preliminare, né sono suggeriti come accade su Twitter. Di certo c’è più libertà. Nulla di studiato o calcolato: l’hashtag rimane sempre nella sfera della conversazione e della spontaneità. Per questo sono anche più personalizzati su Facebook, dove l’importanza di essere indicizzati e trovati prevale solo per i profili aziendali.

Lunghi o corti, popolari o inventati, non si fa molto caso. E’ una scoperta, al limite, che accade in un secondo momento. Un procedimento proprio contrario di quanto avviene, invece, su Twitter.

Alcuni hashtag sono come quelli di Twitter quando sono indiscutibilmente delle categorie, ovvero argomenti molto seguiti. #Natale o #estate si troveranno sia su Twitter che su Facebook.

Questo è comunque il futuro previsto da Zuckerberg. Il consiglio è, quindi, di usarli: ci sono, quindi, perché no? I social aziendali possono di certo pianificare una digital strategy dove hashtag ben congeniati possono portare visibilità.

Hashtag: il lato sinistro di Twitter

Su Twitter gli hashtag sono chiaramente strategici. Hanno l’utilità di riassumere con una parola chiave uno specifico trend o argomento, ma anche di essere scelti ad hoc. L’hashtag è il cavallo di battaglia di Twitter. Sul lato sinistro  della pagina è stato pure dichiarato dal 2010, con la nascita del “trending topics”.

Da 7 anni a questa parte ogni giorno si conoscono benissimo gli hashtag più popolari, dove possiamo acquisire spazio e notorietà se sappiamo sfruttarli al massimo rispetto all’argomento che potremmo trattare. Non ci si deve infiltrare per forza, anche perché non sarebbe efficace.  Farlo con gli hashtag delle date, che ogni giorno non mancano mai, è già una perdizione che, però, vale la pena provare. L’importante è seguire la regola d’oro: non più di due hashtag in ogni post, quindi, tra i 280 caratteri previsti da Twitter.

Le liste sotto gli hashtag, poi, sono anche più fornite che su Facebook, perché su Twitter non c’è la possibilità di scrivere post selezionando solo gli amici. Quando, infatti, questo avviene su Face, magari per una questione di privacy per l’utente, la lista di quell’hashtag non è completa.

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